sabato 26 gennaio 2013

La rete di Indra

L’Avatamasaka Sutra narra la parabola della rete di Indra. Indra, la divinità delle forze naturali che protegge e nutre la vita, intuì che l’intero cosmo era contenuto in ogni singolo granello di polvere. Così appese una rete intorno all’universo che si estendeva in tutte le direzioni. La rete non aveva né inizio né fine. Ad ogni nodo della rete Indra appese un gioiello diverso. Ogni gioiello rappresenta un essere vivente. Ogni gioiello riflette la luce di tutti gli altri gioielli, che a loro volta brillano della luce riflessa da ogni altro.Nessun gioiello può emanare una luce senza che questa non venga riflessa da tutti gli altri, anche il gioiello appeso al nodo più lontano. Così ogni gioiello riceve la stessa luce che per primo emana e subisce la luce emanata da un qualsiasi altro gioiello. Nella rete di Indra tutti i gioielli brillano all’unisono e contemporaneamente ognuno è diverso.


giovedì 24 gennaio 2013

Non sto piangendo


No, non sto piangendo.
Mi tengo il volto tra le mani,
Per scaldare la mia solitudine.
Mani che proteggono,
Mani che nutrono,
Mani che impediscono alla mia anima
Di vivere nella rabbia.


Thich Nhat Hanh


mercoledì 2 gennaio 2013

Estinzione della volontà come liberazione



Il concetto del nulla è essenzialmente relativo [...] un nulla assoluto [...] non si può nemmeno immaginare. Quando si volesse [...] insistere nel pretendere in qualche modo una cognizione positiva di ciò, che la filosofia può esprimere solo negativamente, come negazione della volontà, non potremmo far altro che richiamarci allo stato di cui fecero esperienza tutti coloro, i quali pervennero alla completa negazione della volontà. [...] Ma tale stato [...] è accessibile solo all'esperienza diretta, né può essere comunicato ad altri.Noi, che restiamo fermi sul terreno della filosofia, dobbiamo qui contentarci della conoscenza negativa, paghi d'aver raggiunto il limite estremo della positiva. [...] Ma rivolgiamo lo sguardo [...] verso coloro che superarono il mondo; coloro, in cui la volontà, giunta alla piena conoscenza di sé, sé medesima ritrovò in tutte le cose e quindi liberamente si rinnegò; coloro, che attendono di vedere svanire ancor solamente l'ultima traccia della volontà. [...] Allora, in luogo dell'incessante, agitato impulso; in luogo del perenne passar dal desiderioal timore e dalla gioia al dolore; in luogo della speranza mai appagata e mai spenta [...] ci appare quella pace che sta più in alto di tutta la ragione, quell'assoluta quiete dell'animo pari alla calma del mare;  quel profondo riposo, incrollabile fiducia e letizia [...] La conoscenza sola è rimasta, la volontà è svanita [...] quel che rimane dopo la soppressione completa della volontà è invero, per tutti coloro che della volontà son ancora pieni, il nulla. Ma viceversa per gli altri in cui la volontà si è rivolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, è il nulla.

Da "Il mondo come volontà e rappresentazione" di Arthur Schopenhauer, 1819.