martedì 9 luglio 2013

La zattera del Dharma

"Monaci, io vi insegnerò il Dharma, come paragonato ad una zattera, al solo scopo di usarlo per attraversare, non allo scopo di dovervici attaccare. Ascoltate e prestate la massima attenzione. Ora ve ne parlerò".
"Come vuoi tu, oh Signore", risposero i monaci al Beato.
Il Beato allora disse: "Supponiamo che un uomo stia percorrendo un sentiero. Egli arriva in un punto in cui vede una grande distesa di acqua, con la sponda vicina malsicura e rischiosa, e l’altra sponda sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che da questa parte porti all’altra parte. A lui verrebbe da pensare, 'Qui c’è una grande distesa d’acqua, con la vicina riva malsicura e rischiosa, e l’altra riva sicura ed esente da rischi, ma non c’è né un battello, né un ponte, che porti da questa sponda all’altra. E se io raccogliessi un po' di sterpi, ramoscelli, rami e foglie e, dopo averli legati insieme, ne facessi una zattera, così da passare in sicurezza sull’altra sponda, facendo muovere la zattera con uno sforzo delle mie mani e dei miei piedi?' Allora l'uomo, dopo aver raccolto sterpi, ramoscelli, rami, foglie e, dopo averli legati insieme, ne fece una zattera per attraversare in sicurezza e andare all’altra sponda, facendo forza con le sue mani ed i suoi piedi. Dopo aver attraversato ed essendo giunto oltre sull’altra sponda, egli potrebbe pensare, 'Come è stata utile per me questa zattera! È stato grazie a questa zattera che, facendo uno sforzo con le mie mani ed i miei piedi, io ho potuto attraversare in sicurezza l’acqua per raggiungere all’altra riva. Perché allora, dopo averla issata sulla mia testa o sulla mia schiena, non me la porto dove mi pare?'
Cosa ne pensate, monaci: nel fare ciò, farebbe bene l'uomo a fare ciò che ritiene di fare con la zattera?"
"No, Signore."
"E che cosa dovrebbe fare l'uomo, per fare ciò che giustamente si dovrebbe fare con la zattera? Vi è il caso in cui l'uomo, dopo aver attraversato, potrebbe pensare, 'Come è stata utile questa zattera per me! Perché è grazie a questa zattera che, facendo forza con le mie mani ed i miei piedi, ho potuto attraversare in tutta sicurezza per andare all’altra riva. Perché allora io, dopo averla attraccata sulla riva o legata ad un palo nell’acqua, non me ne vado tranquillo dove mi pare?' Questo, o monaci, sarebbe il giusto modo di fare ciò che dovrebbe essere fatto con la zattera. Allo stesso modo, o monaci, io ho insegnato il Dharma, paragonato ad una zattera, al fine di poter attraversare, non allo scopo di farvici attaccare. Comprendendo il Dharma come l'ho insegnato, paragonato ad una zattera, voi dovreste lasciar andare perfino tutti i Dharma, per non parlare dei non-Dharma". 

Dal 22esimo discorso del Buddha tratto dal Majjhima Nikaya (Raccolta dei discorsi di media lunghezza) del Canone Pali, Alagaddupama Sutta, (Il Serpente d’Acqua) - presumibilmente IV° sec a.c.


Al di là delle parole

" La rete esiste per prendere i pesci; una volta presi i pesci, la rete viene dimenticata. La corda esiste per catturare le lepri; una volta prese le lepri, la corda viene dimenticata. Le parole esistono per esprimere le idee, le parole vengono dimenticate. Come troverò un uomo che dimentichi, cui rivolgere le mie parole? "

Zhuangzi alias Chuang-tzu, filosofo e mistico taoista - IV-III sec. a.c.