domenica 6 novembre 2011

Follia delle suggestioni

Follia delle suggestioni
da "Nan hua zhen jing" di Chuang-Tzu [Zhuāngzǐ] IV-III secolo a.c.

"...e la massa fa suo questo verdetto docilmente, ognuno immaginando di averlo emesso egli stesso. Si dica a questa gente che il giudizio che adottano non è il loro, che gli è stato suggerito; e si inalbereranno, considerandosi offesi. La stessa cosa succede nella maggior parte dei casi, per la maggior parte degli uomini.
Quasi tutti hanno assorbito le idee che hanno, già tutte ben confezionate, e per tutta la vita vanno dietro alle opinioni di altri. Parlano nello stile del momento, si vestono secondo la moda del tempo, non perché seguano un principio, ma per fare come gli altri. Imitatori servili, dicono sì o no a seconda di come sono stati suggestionati, e credono di esser stati loro a convincersi di ciò che hanno fatto.
Ma non si tratta piuttosto di follia? E di una follia insanabile, [per di più], dal momento che gli uomini non hanno il minimo sospetto di essere affetti da questa mania di imitazione. E una follia generale, giacché è tutto l'impero che da tale manìa è contagiato. Per la qual ragione sarebbe proprio inutile se io cercassi di riportare gli uomini sul cammino dell'azione personale spontanea, scaturente dal Sé, da quello che è l'istinto [naturale] di ciascuno. Ohimè!
La musica nobile lascia indifferenti i villici, mentre una grossolana canzone li fa andare in brodo di giuggiole. Allo stesso modo, i pensieri elevati non entrano in animi imbottiti di idee volgari. Il rumore di due tamburi di coccio sovrasta il suono di una campana di bronzo. Come [dovrei] fare per farmi ascoltare dai pazzi che popolano l'impero? Se sperassi di riuscirci, sarei matto anch'io. Per cui, li lascerò che facciano, senza ingegnarmi per rischiarargli le idee.
Nessuno di loro, del resto, se la prenderà; giacché sono affezionati alla loro comune follia. "

In risposta al viceprefetto Chang

In risposta al viceprefetto Chang
di Wang Wei (701-761)




Negli anni del tramonto, curo solo la quiete;
le mille occupazioni non toccano il mio cuore.
M'interesso di me: niente grandi progetti;
tutto so ormai che è vano: ritorno ai vecchi boschi.
La cinta è sciolta al vento, che soffia tra quei pini;
chiara luna tra i monti, sulle corde del liuto.
Di successi e declini, tu mi chiedi i motivi,
mentre un pesce, cantando, s'immerge nel fondale.



Montagna deserta

Montagna deserta
Bai Juyi alias Po Chü-i, VIII-IX sec., dinastia Tang.


"... Montagna deserta. Non si scorge nessuno.
Solo voci riecheggiano lontano.
Ombre riflesse nella foresta fonda:
Ultimo luccichio del muschio verde. ..."


"...I punti panoramici non hanno mai avuto padrone.
La montagna appartiene a chi ama la montagna. ..."


Buddha Chinaski dice

Buddha Chinaski dice
di Charles Bukowski


A volte
devi
indietreggiare
di uno o
due passi,
ri-
considerare

staccare
per un
mese

non
fare niente
non
volere
fare niente

la pace è
fondamentale
il ritmo è
fondamentale

qualsiasi cosa
tu voglia
non
l'avrai
provandoci
con troppa
insistenza.

Stacca
per
dieci anni

sarai
più
forte

stacca
per
venti anni

sarai
ancora più
forte.

Non c'è niente in
palio
comunque

e
ricorda che
la seconda cosa più bella
del mondo
è
una notte di sonno
tranquillo

e
la più bella:
una morte
serena.

Nel frattempo
paga la bolletta del
gas
se riesci
e
cerca di non
litigare con tua
moglie.

Cercando Ch'ang, il taoista, a sud del torrente

"Cercando Ch'ang, il taoista, a sud del torrente"

di Liu Ch'ang-Ch'ing (714-790)

 

Lungo il sentiero, mi inoltro in tanti luoghi,
mentre, tra il muschio, scorgo orme di scarpe.
Le nubi bianche presso i banchi tranquilli,
erbe profumate a serrare la porta.
Sorpreso dalla pioggia, intanto osservo il colore dei pini,
costeggio la montagna e arrivo alla sorgente.
Coi fiori del torrente, comprendo il senso della scuola Ch'an(1),
e, insieme a loro, mi scordo le parole(2).


(1) Setta buddhista da cui deriva lo zen giapponese
(2) Riferimento a Chuang-tzu (399-295), uno dei maggiori maestri taoisti, che affermò: "Come troverò un uomo che dimentichi le parole, a cui rivolgere le mie parole?"



 

Il significato della compassione

 Il significato della compassione
secondo Tenzin Gyatzo, XIV Dalai Lama


Vorrei spiegare il significato della compassione, che è spesso mal compreso. La vera compassione non si basa sulle nostre proiezioni e aspettative, ma, piuttosto, sui diritti dell’altro: indipendentemente dal fatto che l’altra persona sia un amico intimo o un nemico, nella misura in cui detta persona vuole pace e felicità e vuole evitare la sofferenza, su questa base possiamo sviluppare una genuina preoccupazione per i suoi problemi.
Questa è la vera compassione. Di solito, quando siamo interessati alla sorte di un amico intimo, chiamiamo quest’interesse “compassione”; ma non è compassione, è attaccamento.
Anche nel matrimonio, in quei matrimonï che durano poco, ciò avviene a causa dell’attaccamento.
I matrimoni durano poco a causa della mancanza di compassione; c’è solo attaccamento emotivo, basato sulle proiezioni e sulle aspettative.
Se l’unico legame fra amici intimi è l’attaccamento, allora anche un’inezia può indurre un mutamento delle proiezioni. Non appena le proiezioni cambiano, l’attaccamento scompare, perché quell’attaccamento era basato solo sulle proiezioni e sulle aspettative.
È possibile avere compassione senza attaccamento e, similmente, provare rabbia senza odio. Di conseguenza dobbiamo chiarire le distinzioni fra compassione e attaccamento e fra rabbia e odio.
Tale chiarezza ci è utile nella vita quotidiana e nell’impegno per la pace nel mondo. Ritengo che questi siano i valori spirituali di base per la felicità di tutti gli esseri umani, che siano credenti o meno.


Chi sono?

Chi sono?
di Cristina Martire (1954-1995)



Mettendo pietra su pietra,
ho scorto le fondamenta del tempio.
Arrampicandomi ramo su ramo,
sono giunta alle radici dell’albero.
In questo luogo i fiori non profumano,
io stessa sono il fiore del nulla,
Oh, come vorrei aver dimenticato
tutto ciò che invece sono!


Restate del tutto immobili e soli

"Restate del tutto immobili e soli"
di Franz Kafka
 


Non c'è bisogno che usciate dalla stanza.
Restate seduti alla scrivania ad ascoltare.
Non ascoltate nemmeno, aspettate semplicemente.
Non aspettate nemmeno.
Restate del tutto immobili e soli.
Il mondo vi si offrirà liberamente.
Per essere smascherato, non ha scelta.
Rotolerà in estasi ai vostri piedi.



Anima della vita

'Anima della vita'
  di Georg Trakl



Sfacimento che molle il fogliame oscura,
dimora nel bosco il suo vasto silenzio.
Un borgo sembra quasi spettralmente chinarsi.
Della sorella la bocca sussurra in neri rami.

Il solitario presto scivolerà via,
forse un pastore per sentieri oscuri.
Una fiera esce lieve dalle arcate degli alberi,
mentre i cigli si amplia...


L'acqua del fiume

L'acqua del fiume
di Biagio Marin (1891 - 1985)


L'acqua del fiume
senpre la score
in dute l'ore
con un diverso lume.

Ninte xe fermo
né sosta e resta:
trascore lesta
l'ora del zorno infermo.

No' sta voltate indrio,
senpre camina;
fa senpre matina
dopo la note de Dio.

Godi nel pinsier
che duto e niente more,
che drento l'ore
ogni to passo xe lisier.


[Traduzione:]

L'acqua del fiume
sempre scorre
in tutte le ore
con diversa luce.

Niente è fermo
né sosta e resta;
trascorre lesta
l'ora del giorno infermo.

Non voltarti indietro,
cammina sempre;
fa sempre mattino
dopo la notte di Dio.

Godi nel pensiero
che tutto e niente muore,
che dentro le ore
ogni tuo passo è leggero.

Nel distacco v'è un profondo significato

Nel distacco v'è un profondo significato
di Fjodor I. Tjutcev


Nel distacco v'è un profondo significato:
Per quanto tu possa amare, un giorno, un secolo,
L'amore è un sogno, e il sogno un solo momento,
E giungerà prima o poi il risveglio!
Alla fine l'uomo dovrà sempre destarsi...

Prologo da "L’angusto sentiero del Nord", 1689 di Matsuo Basho

I giorni e le notti si alternano fugaci, come perle sfilate da un rosario. Ugualmente gli anni sorgono e tramontano. La nostra vita è un viaggio, che alcuni trascorrono in barca; altri per strada, finché non invecchiano i cavalli del loro carro. Non è la strada la nostra vera dimora? Lo mostrano i poeti d’un tempo che hanno incontrato la morte camminando. Anche per me giunse il giorno in cui l’infinita libertà delle nuvole mosse dal vento chiamava a vagabondare lungo le coste selvagge di Ki. Quando ritrovai la mia capanna in riva al fiume, l’estate era finita; e nel tempo che impiegai a ripulire il legno vecchio dalle ragnatele, anche l’anno era finito. Con la primavera nebbiosa tornò il prurito di riprendere la strada verso la dogana di Shirakawa; gli dei del viaggio chiamavano, e io non potevo ignorarli. Rammendai quindi le braghe, infilai un cordone nuovo nei passanti del cappello e, bruciando moxa su san-ri (bruciature terapeutiche d’artemisia sul punto “tre leghe”) per rinforzare le gambe, già vedevo sorgere la luna di Matsushima.

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